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Diritto di critica | March 26, 2024

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Marchionne, il braccio di ferro si vince scappando?

marchionneI toni di Marchionne sono forti. “Così com’è, in Italia non si può investire“, afferma l’amministratore sempre più filoestero di Fiat. E il riferimento è alla decisione della Corte Costituzionale, che il 3 luglio ha definito “inammissibile” l’esclusione della Fiom-Cgil dall’azienda torinese (conseguenza del 1 comma, art.19 dello Statuto dei lavoratori da poco modificato). Giovannini, dal suo ministero in bilico, cerca di calmare le acque: “non è vero, tante imprese investono da noi e crescono”. Il nodo non è questo. Il punto vero è: “che vantaggi mi dai, Stato italiano, per rimanere qui”? Un braccio di ferro fiscale.

“Abbiamo alternative in mezzo mondo per le nostre Alfa Romeo, non c’è nessun motivo particolare per tenerle in Italia”. Alla conferenza stampa per i risultati trimestrali di Fiat, Marchionne alza il tiro e minaccia il governo con la “fuga all’estero”. Non è una novità, anzi, ad ogni stagione di lotta sindacale si ripete la stessa solfa. Stavolta il nodo è costituzionale e fiscale. Costituzionale, perché la Corte ha definito inammissibile uno dei migliori risultati (dal punto di vista dell’azienda) di Marchionne negli ultimi anni: ovvero l’esclusione della Fiom-Cgil dall’azienda, attraverso la modifica dell’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori.

Se firmi, allora esisti. Il 1 comma dell’articolo era palesemente controverso: solo i sindacati che accettano di firmare gli accordi hanno legittimità all’interno dell’azienda. Altro che escludere i “quattro gatti senza iscritti”, si buttavano fuori i sindacati dissidenti e si tenevano dentro i “collaborativi”. La Corte Costituzionale l’ha respinta, e si ricomincia da capo. Marchionne non ha gradito, e ha usato la vetusta motivazione della burocrazia eccessiva del Paese per avvertire il governo: o fate qualcosa, o ce ne andiamo.

Giovannini ci prova. La figuraccia internazionale non piace al ministro del Lavoro Giovannini, che da paciere cerca di rincuorare gli investitori: “va tutto bene, ci sono tante aziende che investono da noi e creano lavoro, migliorando i profitti”. Non fatevi spaventare, le cose vanno bene. Poi, per lisciare il pelo anche a Marchionne, rassicura: “stiamo lasciando le parti sociali libere di accordarsi, eventualmente interverremo dopo quando un accordo sarà stato trovato”. Cioè fate voi, noi daremo qualche contentino fiscale a costo contenuto alla fine dei giochi. Confortante ma non troppo.

Il problema sono i posti di lavoro di Cassino e Mirafiori, dove la cassa integrazione scadrà a settembre. Se il Governo non garantisce risorse certe, la Fiat non muoverà un dito per investire su questi stabilimenti e chiuderà. Il coltello è ancora Marchionne a tenerlo dall’impugnatura.

Comments

  1. rino apollonio

    Caro Sergio, vedo che hai studiato bene la biografia dell’Avvocato Gianni, ma quei tempi non possono tornare